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grocerygirl_wide-0acc5356c16636f6aa0c42016632ee61d4b11765-s40-c85Che sia solo una conseguenza del cosiddetto “effetto Pasqua” o meno, sta di fatto che ad aprile i consumi sono cresciuti dello 0,4% rispetto a marzo. Un nuovo segnale incoraggiante, a maggior ragione perché segna una progressione prima di verificare quali conseguenze avranno gli 80 euro in più arrivati alla fine di maggio nelle buste paga di 10 milioni di italiani. Nondimeno, nella media del trimestre febbraio-aprile 2014, l’indice non registra alcuna variazione rispetto ai tre mesi precedenti.

A livello di settore, è l’alimentare ad aver messo a segno l’exploit più significativo (+1,2%) nel mese che, più che al “dolce dormire” come vuole la vulgata, pare sia stato consacrato al… mangiare. Del resto, tra baccanali rituali per la festa cristiana e i tradizionali ponti, aprile è sinonimo di grigliate, pic-nic, uscite al ristorante, pranzi e cene pantagruelici tra le mura di casa.

E non è una rondine isolata: come certifica l’Istat, il dato è solo l’ultimo di una serie positiva. Rispetto all’aprile di un anno fa, l’indice grezzo relativo al totale delle vendite vede una crescita del 2,6%. Variazioni tendenziali verso l’alto riguardano sia le vendite di prodotti alimentari (+6,7%) sia, per quanto in misura molto più ridotta, quelle di prodotti non alimentari (+0,2%). Con un +5% in un anno, a tirare la volata sono le aziende della grande distribuzione mentre la crescita per i piccoli negozi è decisamente più contenuta, sebbene significativa, pari allo 0,4%. Occorre però sottolineare che anche tra i big non specializzati a prevalenza alimentare ci sono delle differenze: le vendite dei discount aumentano dell’8,5%, quelle dei supermercati del 5,7% e quelle degli ipermercati del 4,7%.

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