Lino Enrico Stoppani è stato confermato all’unanimità, per la terza volta, alla presidenza della Fipe.
L’elezione è avvenuta nell’ambito della 69ᵃ assemblea annuale che ha rinnovato contestualmente le altre cariche federali. Il mandato ha durata di cinque anni.
Inevitabile che la relazione del riconfermato presidente della Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia spaziasse in numerosi ambiti.
A partire dal progetto di revisione statutaria dell’associazione stessa che “va nella duplice direzione di recepire, da una parte, alcune nuove regole associative proposte da Confcommercio e, dall’altra, di dare continuità alla Federazione, per consentire il completamento dell’impegnativo lavoro di riorganizzazione avviato in questi anni e di stare contemporaneamente su importanti problemi contingenti”, ha detto Stoppani.
Andando poi ad analizzare la situazione dei consumi – nel 2013 la spesa delle famiglie nei pubblici esercizi è calata dell’1,7% dopo il meno 1,8% dell’anno precedente – inevitabile fare un bilancio poco incoraggiante: “Dall’inizio della crisi il settore ha subito tagli di spesa per 2,6 miliardi di euro, al netto dell’inflazione, dati sintomatici circa il diffuso quadro di difficoltà in cui si trovano i pubblici esercizi”. E per l’anno in corso le previsioni non sono rosee: “I primi dati disponibili indicano un calo del fatturato delle imprese compreso tra -0,5% e -1%, anche per effetto di una domanda turistica che continua ad essere in flessione, soprattutto nella componente interna”.
Prosegue poi il turnover negativo delle imprese: nel primo semestre di quest’anno il saldo tra aperture e chiusure ha superato le 5mila unità dopo che nel 2013 era già sprofondato di 10mila. E in calo sono anche le ore di lavoro e gli occupati.
L’eccezionale gravità della situazione è testimoniato da altri fattori: 12,6% di disoccupazione, 6 milioni di persone in condizione di povertà assoluta, –10% il potere d’acquisto rispetto al 2007, lo spettro della deflazione incombente.
Da questa situazione si può uscire, secondo Stoppani, ovviando alle defaillance storiche di un sistema imprenditoriale la cui fragilità viene da lontano, e, nondimeno, “ricco di valori, professionali, imprenditoriali e culturali”.
L’appuntamento con Expo 2015 può rappresentare un momento di svolta: “I pubblici esercizi, con i negozi italiani, devono essere gli ambasciatori della manifestazione, con la professionalità, la cordialità e la serietà di cui sono portatori, utili per rafforzare e rilanciare il marchio Italia”.
Certo anche la politica deve fare la sua parte: “Il rilancio del Paese impone una seria, corretta e parsimoniosa gestione della spesa pubblica, con la selezione delle priorità, i controlli rigorosi, i tagli e i risparmi, che i cittadini, tutti, pretendono”, ha sottolineato il presidente della Federazione.
D’altro canto, il rilancio dell’economia non può prescindere anche dal tema del credito, e, più precisamente del credit crunch che grava sul settore: “Non solo in termini di razionamento dei finanziamenti, ma anche di peggiorate condizioni, a causa certamente delle sue storiche debolezze economico-patrimoniali, ma anche per le limitazioni al credito di fornitura a causa del contestato Art. 62, che disciplina i pagamenti agro-alimentari”.
È un problema strutturale, che non può essere superato solo mettendo a disposizione del sistema bancario capitali, anche a tassi simbolici, che poi fatica a distribuire, perché l’economia è asfittica, ma condividendo il rischio di credito.
Infine, serve anche un clima di maggiore concordia e di collaborazione a tutti i livelli. Troppi conflitti minano ulteriormente il già accidentato terreno della ripresa del sistema-Italia.
E proprio a proposito di conflitti, un passaggio al tema dei buoni pasto, dove innanzitutto permangono alcune perplessità sulla validità del rapporto associativo Fipe-Anseb. Ebbene, secondo Stoppani, “il problema dei buoni pasto non sta negli emettitori, o meglio negli emettitori che si riconoscono in Anseb, che, con i pubblici esercizi, scontano gli effetti di gare d’appalto che trasferiscono danni e costi sulla filiera: insieme si sta facendo la difesa di uno strumento utile ed importante, la sua valorizzazione, con i tentativi di far incrementare la quota defiscalizzata, la sua modernizzazione, con il graduale passaggio al ticket elettronico, la sensibilizzazione circa il corretto utilizzo, da riportare nell’esclusivo uso alimentare”.