Due indicazioni positive sul fronte dei consumi. La fiducia dei consumatori è al top dal 2002 e quella delle imprese registra il picco più alto dal 2011.
Se è d’obbligo una certa prudenza dopo la delusione del 2014 successiva a una precedente impennata del sentiment, tradita però subito dopo dall’andamento reale dell’economia, l’Istat comunica che la fiducia dei consumatori a febbraio ha messo a segno un allungo che la proietta ai livelli di 13 anni fa: il sentiment si impenna infatti a 110,9 punti, partendo da 104,4 di gennaio, in concomitanza con la rapida elezione del nuovo presidente della Repubblica e la diffusione di più dati positivi sull’economia, a partire da quelli relativi all’occupazione, in crescita di quasi 100mila unità a dicembre.
Segnali di ripresa che, sul fronte delle aziende, si riverberano nel determinare un livello di fiducia che a febbraio sale ai massimi da quasi quattro anni in qua, con l’indice che lievita a 94,9 punti (da 91,6 di gennaio). Per l’Istituto di statistica questi risultati possono essere influenzati anche dall’annuncio del “quantitative easing” della Banca Centrale Europea, che sta sortendo i suoi effetti, almeno sui mercati: le azioni globali non sono state mai così in alto come in questi giorni.
Nel dettaglio, l’Istat spiega che l’ottimismo dei cittadini è in particolare “la componente economica, che passa a 130,9 da 111,1, rispetto a quella personale, che sale solo lievemente, passando a 103,7 da 102,2”. È la parte dell’indice che deriva dai giudizi e dalle attese sull’andamento economico complessivo del Paese, oltre che dalle prospettive di occupazione. Disaggregando il clima di fiducia attuale e futuro, si evidenzia un incremento più accentuato proprio per quello atteso (arrivato a 116,6 da 107,4), rispetto a quello presente (a 106,7 da 102,5). Non è tutto: “I giudizi dei consumatori migliorano sia con riferimento all’attuale situazione economica del Paese (il salto “sale” a -73 da -101 da cui partiva) sia per quanto riguarda le attese (a 23 da -3, il saldo)”.
Sul fronte dell’inflazione, la metà degli italiani (il 52%) si attende prezzi stabili mentre sono in deciso miglioramento le attese sulla disoccupazione (il saldo qui passa a 10 da 40): diminuisce al 23,5% (dal 32,9% registrato in precedenza) la quota di coloro che si attendono un lieve aumento e all’11,8% (era al 15,7%) quella di coloro per cui la progressione sarà più accentuata.
Venendo ora alle imprese, osserviamo come il miglioramento del sentiment si manifesta in molti settori: servizi di mercato (a 100,4 da 94,9), commercio al dettaglio (a 105,3 da 99,4) e manifattura (a 99,1 da 97,6), mentre scende lievemente quello delle imprese di costruzione (a 76,6 da 77,4).
Per quanto attiene infine al clima nel Vecchio Continente, a febbraio l’indice europeo che misura la fiducia nell’economia (Esi) è aumentato per il secondo mese consecutivo. In particolare, nell’Eurozona è cresciuto di 0,7 punti a quota 102,1 mentre nella Ue a 28 è cresciuto di 0,4 punti a quota 105,1. A renderlo noto è la Commissione europea, secondo la quale le performance positive in tutte le regioni derivano dal maggior ottimismo dei consumatori. Le aspettative dei manager sulla produzione, spiega ancora una nota dell’Esecutivo comunitario sono peggiorate, contrariamente alle valutazioni relative alle scorte di prodotti finiti, riviste al rialzo, mentre le aspettative sugli ordini dall’estero sono invariate. Più ottimisti invece i consumatori: l’indicatore di Bruxelles è aumentato di 1,8 punti a quota -6,7 punti rispetto a gennaio nell’Eurolandia; di 1,4 punti a quota -4,4 punti nell’Unione allargata ai paesi dove non circola l’euro.