Con più di 36mila ristoranti in 119 Paesi, McDonald’s ha tagliato il traguardo dei 60 anni. Era il 15 aprile 1955 quando a Des Plaines, Illinois, apriva il primo franchisee di quella destinata a diventare la prima rete globale di ristoranti, emblema dell’american way of living nel mondo.
Prima di quella data, in effetti, c’erano stati i fratelli McDonald, Dick e Mac, che, sul finire degli anni ‘20, trasferitisi dal New Hampshire alla California, inseguivano il loro american dream: fare un milione di dollari prima di aver compiuto 50 anni. Inutile dire che questo sforzo sortiva esito positivo e che la loro mission accomplished non ha solo realizzato un sogno personale ma cambiato il modo di mangiare in tutto il mondo.
Un passo indietro: era il 1948 quando i nostri vendevano il primo hamburger in un drive-in di San Bernardino, capoluogo dell’omonima contea, città operaia del Golden State. Costava 15 centesimi.
Oggi McDonald’s è un impero che, seppur ultimamente un po’ in affanno in alcuni mercati, macina vendite per qualcosa come 27 miliardi di dollari all’anno.
Il salto di qualità arriva quando i due fratelli piazzano nel loro primo locale un bancone, dietro cui gli addetti assemblano i cibi del menu come in una sorta di catena di montaggio, per poi venderli ai consumatori che possono mangiare ai tavoli, senza essere serviti. Limitato il menu: hamburger, cheeseburger, patatine (potato chips inizialmente, che diventano dopo un anno french fries), frullati, latte, caffè e torta.
Il successo è strepitoso e in pochi mesi i ristoranti aperti con questo innovativo sistema di produzione nel sud-est dell’Unione sono già 7, tutti di proprietà. È a questo punto che arriva Ray Kroc, il produttore delle macchinee per il frappè usate dai McDonald, che, folgorato sulla via di San Bernardino, apre il 9° ristorante di quella che sta diventando una catena, il primo in franchising. Sistema che sarà proprio lui a sviluppare negli anni a venire: nel 1959 i pdv erano già 100, oggi sono 360 volte tanto, sparsi ai quattro angoli del globo.
Ora McDonald’s è alle prese con la prima battuta d’arresto da 10 anni in qua, che ha causato il cambio al vertice: Steve Easterbrook ha sostituito Don Thompson, che era in carica da soli tre anni. Negli Usa competitor come Burger King o Taco Bell hanno lanciato da tempo la sfida per conquistare gli amanti del fast food e anche catene più piccole, come Five Guys, Shake Shack e In-N-Out, sono in grande espansione.
Se in patria e in altri scenari si registrano le prime difficoltà da molti anni in qua, il franchising italiano è anticiclico: la campagna di assunzioni della costola nostrana del colosso di Oak Brook capitanata da Roberto Masi prevede, entro fine 2015, 1.000 lavoratori in più nei ristoranti sul territorio nazionale, che si aggiungono ad altri 2.000 già assunti nel biennio 2013-2014. senza contare le nuove aperture previste per l’anno in corso: 30 da nord a sud dello Stivale, che andranno a sommarsi agli oltre 530 ristoranti già attivi. Peraltro, la dirigenza italiana pare avesse fiutato l’aria che spirava da Oltreoceano: è da tempo che i menu classici sposano gli ingredienti della dieta mediterranea. Ultimi esempi, in ordine di tempo, il McItaly Chianina e il McItaly Marchigiana, entrambi con carni italiane al 100%.