L’amore degli italiani per il gelato poggia sui numeri: nel 2013 la spesa annuale delle famiglie italiane per comprare coni, coppette e vaschette si è attestata a 2 miliardi di euro, l’1% rispetto all’anno precedente.
In Italia, l’incidenza delle gelaterie artigiane sulla popolazione è pari a 62 aziende ogni 100mila abitanti mentre si contano oltre 150mila gli addetti.
Se il mercato nazionale è praticamente saturo (sono quasi 38mila le gelaterie artigianali lungo lo Stivale: 29mila hanno anche un laboratorio di produzione e 9mila solo la rivendita mentre i consumi si sono stabilizzati attorno ai 9,7 chilogrammi a testa), all’estero le potenzialità sono grandi, sia per i maestri artigiani che per l’intera filiera, dai nostri produttori di macchine specializzate a quelli di semilavorati: dal 2008 al 2013 il consumo di gelato italiano oltreconfine ha avuto una crescita del 41%. Nello stesso periodo, le vendite di icecream presso tutti i vari canali retail sono passate da 42,7 miliardi di euro a quasi 60 miliardi di euro, secondo i dati di Euromonitor International.
In questo contesto, il gelato artigianale italiano non solo ha una spiccata riconoscibilità e un appeal crescente ma è un business a livello globale, come avviene per pizza o espresso: ecco perché i mercati stranieri rappresentano oggi la vera sfida.