Mentre si contrae la domanda interna (in frenata del 2,8% ad aprile, dello 0,5% a maggio e dell’1,3% a giugno), complice il deprezzamento dell’euro, vanno a gonfie vele le esportazioni dell’agroalimentare italiano: nei primi 5 mesi dell’anno sono cresciute del 7,1%.
Lo dicono Ismea e Unioncamere, nel consueto appuntamento con AgrOsserva, l’Osservatorio sulla congiuntura del settore, che, con 3.177 imprese in più tra aprile e giugno, registra peraltro il saldo migliore degli ultimi anni, con una crescita dello 0,4% dello stock complessivo delle aziende, fino ad arrivare a 69.511 unità.
Ma se questo è lo stato dell’arte, quali le prospettive per i prossimi mesi? Il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro dovrebbe favorire ulteriormente il consolidamento dell’export; di contro, la proroga delle sanzioni occidentali verso la Russia e il prolungamento dell’embargo di Mosca sulle importazioni europee continuerà a pesare sull’export, in particolare di carni, salumi, formaggi e ortofrutta.