I bar italiani servono in un anno 6 miliardi di espressi per un volume d’affari di 6,6 miliardi di euro: dal 2008 al 2015 il costo medio di una tazzina di caffè (inferiore a 1 euro) è cresciuto di soli 12 centesimi. Sono 363mila gli addetti del settore, dove permangono difficoltà nel reperire personale qualificato.
Ecco i dati emersi da una recente indagine Fipe, che conferma un assunto noto: quando in Italia si parla di caffè ci si riferisce all’espresso: se ne consumano per 47 milioni di chilogrammi di miscela all’anno nel Belpaese, che si traducono in 175 caffè e cappuccini serviti in media da ogni bar italiano, per un incasso giornaliero di 184 euro. Ciò si traduce nel 30% del fatturato del locale stesso. Sono numeri che testimoniano il ruolo fondamentale del bar nei consumi fuoricasa e che spiegano perché alcune catene internazionali del settore non siano ancora entrate nel mercato italiano.
Informazioni interessanti anche sul fronte delle attrezzature: nella maggior parte dei casi le macchine del caffè vengono prese in comodato d’uso dai torrefattori, ma, per il futuro, le intenzioni di investimento per rinnovare o arricchire la propria dotazione in questo ambito riguarda un buon numero di imprese. In particolare, nel biennio 2015-2016, il 14% delle imprese intervistate dall’Ufficio Studi della Federazione, guidato da Luciano Sbraga, ha dichiarato di dover acquistare nuove attrezzature e, per il triennio successivo, la percentuale sale al 25%. In definitiva, il 40% circa degli intervistati acquisterà nuove macchine per il caffè nell’arco dei prossimi cinque anni, una scelta conveniente poiché la maggiorazione del prezzo di acquisto del caffè che viene applicata per “compensare” il costo delle attrezzature fornite in comodato si spinge ben oltre l’investimento necessario per acquistarle direttamente, anche qualora si dovesse considerare il costo degli oneri finanziari eventualmente necessari nel caso di finanziamento.