Con una crescita del consumo del 2% negli ultimi anni, il caffè è diventato il secondo prodotto più commercializzato al mondo, dopo il petrolio. L’Europa si conferma primo consumatore al mondo, con l’Italia che per l’importazione di caffè si piazza al 2° posto della classifica, dopo la Germania, e al 9° per il consumo, con un valore pro capite annuo di 5,6 kg (in calo del -3,8% rispetto al 2014).
Il 97% degli italiani beve espresso, americano, cappuccino o macchiato una o più volte al giorno, il che si traduce, in media, in circa 4 caffè al giorno di cui solitamente due a casa, uno al bar e uno in ufficio. Tra le mura domestiche si preferisce ancora la moka (87%).
Nel 2015 le vendite di caffè torrefatto nel canale Horeca hanno fatto registrare una sostanziale stabilità in termini reali, ed una crescita dell’1,3% a valore, attestandosi a 844 milioni di euro. Un vero boom sta vivendo invece il monoporzionato, in progressione del 23,5% grazie soprattutto all’ibridazione dei settori.
Allo stesso tempo si è verificato un leggero incremento dei consumi fuoricasa complessivi, una maggior frequenza della colazione al bar al posto di quella a casa, e un lieve miglioramento del clima di fiducia delle famiglie: tutti fattori che hanno favorito il mercato. Secondo TradeLab il consumo extradomestico del caffè vale 1,2 miliardi di euro: 630 milioni al bar (dove proprio alla caffetteria è riferibile in media il 41% del fatturato), 270 milioni nelle postazioni self-service, 130 milioni nella ristorazione collettiva, 126 milioni al ristorante, 25 milioni negli alberghi e i restanti 10 milioni in altri canali. Avanzano i prodotti derivati, con il caffè al ginseng, i ricettati e le creme fredde al caffè (che registrano i risultati migliori al bar), ma anche il caffè biologico (offerto dal 15% dei gestori) e il cappuccio a base di latte di soia/riso/avena (proposto nel 15% dei bar).