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Burger King riparte dal centro e dalla periferia di Milano. Dopo la chiusura della location in corso Vittorio Emanuele – la prima in Italia aperta nel 1999 – che adesso ospita Tiffany (l’ennesimo cambio di locatario che vede vincente un brand del lusso e del fashion a scapito del food…), la costola italiana del colosso Usa del whopper ha riaperto 9 mesi dopo pochi metri più in là,  in un ristorante (189 mq e 72 posti a sedere), realizzato secondo il modello 20/20 Prime con chioschi digitali per le ordinazioni, collocato al piano ammezzato dell’edificio che da anni ospita lo storico Bar Motta, all’angolo con la Galleria Vittorio Emanuele, proprio in casa di Autogrill, che in questo modo raggiunge quota 22 in qualità di master franchisee di BK. Contemporaneamente, taglio del nastro anche per il secondo fast food in quel di Rozzano (dopo quello nel retail park del CC Fiordaliso), al confine sud del capoluogo lombardo.

Come ha anticipato Filippo Maria Catenacci, head of franchising di Burger King Italia (controllata dalla società belga Burger King See in cui un fondo d’investimento ha la maggioranza), presente all’inaugurazione del locale in Duomo, a breve l’azienda porterà le sue polpette grigliate presso la stazione di Verona, dopo aver strappato Bologna e Napoli ai burger alla piastra di McDonald’s, tappe di un ruolino di marcia che per il 2017 prevede 25 nuove aperture (50% in conduzione diretta e analoga percentuale in franchising).

Con 160 ristoranti all’attivo in Italia, la filiale italiana del brand a stelle e strisce di proprietà di Restaurant Brands International (gigante mondiale della ristorazione con 23 miliardi di dollari di vendite e 18mila ristoranti in 100 paesi), non nasconde l’ambizione di ridurre il distacco dal big del mercato McDonald’s, che di locali lungo lo Stivale ne ha 550, superando i 200 milioni di euro di fatturato annuo e arrivando ad avere operativi entro il 2020 altri 140 ristoranti.

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