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Uno straniero su quattro viene in Italia per il cibo: che i piatti made in Italy fossero amati in tutto il mondo era cosa nota. Ma, secondo Coldiretti, le spese alimentari dei turisti, pari a 26 miliardi di euro, avrebbero superato persino quelle legate alle sistemazioni in strutture ricettive come hotel e bed and breakfast.

In dettaglio, il consumo di pasti nella ristorazione si aggirerebbe intorno ai 14 miliardi, mentre l’acquisto di prodotti di alimentari in negozi e mercati ammonterebbe a circa 12 miliardi di euro. Due cifre che, sommate, rappresentano un terzo del fatturato complessivo turistico in un anno, che si aggira intorno ai 75 miliardi di euro.

Risultato: secondo i risultati di una ricerca Ipsos per Enit (Agenzia Nazionale del Turismo), l’offerta enogastronomica sarebbe la prima motivazione di viaggio in Italia per il 23% degli stranieri contro il 16% attratti da monumenti e moda, il 15% da pittura e arte, il 7% dal design e il 5% da musica e teatro. Non è tutto: secondo una ricerca Bit-Bocconi, ben il 59% dei turisti stranieri che visitano l’Italia continuano ad acquistare i prodotti alimentari tricolore una volta rientrati a casa.

In cima alla classifica degli aficionados di cibo italiano troviamo – un po’ sorprendentemente dato lo storico sciovinismo dei “cugini” – i francesi (25,9%) davanti ai tedeschi (22,5%) e agli inglesi (16,9%). Peraltro, il turismo enogastronomico va forte anche tra gli italiani stessi: secondo una reicera Coldiretti-Ixè il 36% degli abitanti dello Stivale in vacanza acquista prodotti alimentari locali tipici come souvenir da regalare agli amici.

Sullo sfondo, un patrimonio di competenze tradizioni e attività che poggia su qualcosa come 60.000 aziende agricole biologiche, 293 specialità Dop/Igp, 5.047 prodotti tradizionali e 523 vini Docg, Doc e Igt.

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