Skip to main content

 

Con un numero di aperture previste nel 2019 superiore del 32% rispetto a quello di altri settori, e una media di chiusure prossima a zero, secondo l’Osservatorio Confimprese nel 2019 quello alimentare sarà il settore più dinamico nel contesto della (quanto meno, a voler essere ottimisti…) “stagnante” economia italiana.

In generale, sono oltre mille (1.027 per l’esattezza) i tagli nastro previsti quest’anno in tutti i segmenti del commercio, a fronte di 205 chiusure dovute alla ristrutturazione delle reti di vendita. La causa? La (tu chiamala se vuoi) recessione.

L’occupazione (10.000 nuovi posti di lavoro il saldo netto) perde 1.920 posti in seguito alle chiusure previste. Un calo del 20% riferibile, secondo l’organizzazione che raggruppa le imprese del commercio italiane, allo stallo dell’economia e all’incertezza, che spinge gli attori del mercato a rivedere i piani di sviluppo al ribasso, a chiudere i punti di vendita marginali, e a cercare solo ubicazioni redditizie. Non solo: la crescita dell’online spinge molte aziende a frenare lo sviluppo della rete commerciale e a puntare sull’estero, dove il made in Italy piace anche come format da esportazione.

In questo quadro, è alla ristorazione che è affidato il ruolo di locomotiva (sebbene con l’arduo compito di trascinare un’economia che arranca) del retail: nuove aperture soprattutto negli ambiti del casual dining e del Qsr/take away, che in Italia cresce del 3%, grazie all’exploit del consumo di cibo fuori casa, che vale oggi 84 miliardi di euro. Ecco perché l’Osservatorio prevede 207 aperture per l’anno in corso, con 2.500 nuovi addetti.

css.php