Non c’è più tempo da perdere: nel corso di una recente audizione al Senato, la Federazione italiana Pubblici Esercizi ha chiesto con urgenza un ripensamento dell’intero sistema delle gare d’appalto nel settore dei buoni pasto, nell’ottica di salvaguardare un mercato che altrimenti rischia il collasso.
La parabola di Qui!Group, la società a cui la centrale pubblica Consip aveva assegnato numerosi appalti per le PA poi fallita sotto il peso di un debito complessivo da 351 milioni di euro, deve indurre a cambiare le regole, considerando anche i problemi dei pubblici esercizi.
Infatti, secondo quanto ha affermato a Palazzo Madama nel corso della sua audizione il vicepresidente vicario della Federazione Aldo Mario Cursano, solo le imprese convenzionate con le aziende emettitrici non hanno ricevuto nessuna attenzione, tanto da essere ingiustificatamente escluse dai 20 milioni di euro previsti nel DdL Concretezza, rimasti riservati alle sole amministrazioni “vittime” del crack dell’emettitore ligure.
A nome delle oltre 300.000 imprese rappresentate, coinvolte nel mercato del servizio sostitutivo di mensa che muove 3 miliardi di euro ogni anno, Fipe ritiene improcrastinabile la necessità di una complessiva rimeditazione della normativa concernente le gare sui buoni pasto.
Gli accadimenti degli ultimi mesi hanno reso evidente la vulnerabilità di un sistema che, per come attualmente regolamentato, premia in sostanza offerte economiche spregiudicate e insostenibili per la rete degli esercizi convenzionati, con commissioni applicate che hanno superato la soglia del 20%.