Nel cuore dell’Isola, un tempo epicentro della “mala” meneghina cantata da Ornella Vanoni nelle omonime canzoni scritte negli anni 50 da Giorgio Strehler, al posto e vicino alle vecchie trattorie – un tempo fumose – dove non era difficile trovare accanto a poliziotti, magutt e belle “mine” (leggi ragazze…) anche ex carcerati e malfattori, ecco nascere di recente Japonito, Japon Y Tacos.
Nel variegato e sempre più ricco panorama delle proposte innovative che conquistano il palato, il connubio tra la cucina messicana e quella giapponese è di certo qualcosa di mai visto, anche per una piazza ormai smaliziata e avvezza alla sperimentazione come quella milanese. Ma dove mai potevano incontrarsi e amalgamarsi i sapori di due tradizioni culinarie così radicate, forti, riconoscibili se non nella città più cosmopolita d’Italia?
L’ennesimo ristorante fusion quindi? Sì, ma che nasce dall’inedito incontro di piatti molto lontani fra loro per collocazione geografica, materie prime, origini e modalità di preparazione, appartenendo a due tradizioni separate da un oceano. Che qui, per iniziativa di una coppia nella vita come sulla plancia di comando del locale, Anna Casiraghi e Francesco Ferini, si sono sposate producendo un menu variegato, a tratti curioso, a volte incredibile, di certo mai banale.
Gli chef
Il menu del ristorante è stato creato dagli chef David Blanco e Nobuya Niimori.
Il primo, originario di Città del Messico, dopo diverse esperienze in grandi alberghi approda a Milano nel 2007 dove studia gastronomia italiana classica alla scuola Alto Palato. Nel 2008 inizia a lavorare alla Pietra del Sol dove comincia la sua ricerca di prodotti originali messicani per portare la tradizione del suo Paese in Italia.
Nel 2013 apre un suo ristorante in Calabria, dopo qualche anno torna a Milano per diventare l’Executive Chef del Canteen, locale Tex-Mex.
Niimori Nobuya, classe 1973, è nato invece a Tokyo, ma ama l’Italia da sempre.
Significative le esperienze che hanno segnato il suo approccio al gusto nostrano, come da Moreno Cedroni a Senigallia, alla Madonnina del Pescatore. È quindi la volta di Shushi B, uno dei locali giapponesi più apprezzati del capoluogo meneghino, di cui è stato Executive Chef.
Insieme hanno costruito l’identità di Japonito, portando ciascuno la propria filosofia culinaria e ispirandosi ai sapori delle reciproche terre e tradizioni, con l’obiettivo di amalgamarle in una creazione unica e irripetibile.
La cucina
La cucina di Japonito spazia dalle fajitas ai tacos proposti anche con il pesce, agli uramaki rivisitati in chiave messicana, alle tartare e alle chevice di pesce crudo e fresco.
Tra le specialità che rappresentano la contaminazione nippo-mex spiccano il Taco Camaron Nippon (una tortilla – servita rigorosamente aperta, come tradizione vuole – con gamberi in tempura, cavolo rosso, maionese al chipotle e lime) e l’Uramaki Mexico Olè (con riso, alga esterna fritta, carne di manzo condita con jalapeno e coriandolo, pico de gallo e salsa teriyaki).
Segno distintivo di ogni piatto è l’alta qualità delle materie prime, sia esotiche che mediterranee, e la loro combinazione in perfetta armonia.
In abbinamento ai piatti Japonito propone birre messicane, una carta di vini selezionati e cocktails a base di mezcal e tequila.
Il locale
Il locale rispecchia l’anima dei piatti: una fusione originalissima fra rigore ed essenzialità nipponici da un lato e colore e calore messicani dall’altro. Su una tela bianca e luminosa spiccano infatti elementi tipici della cultura messicana, il tutto incorniciato dal verde brillante di grandi piante esotiche. Incastonato nel bancone bar brilla una composizione coloratissima di ex voto, i milagros, realizzati a mano, uno ad uno, in Messico.
Un tocco street è dato invece dal grande murales realizzato da Neve, street artist iperrealista. Raffigura il volto di una bellissima geisha con il capo adorno di rose purpuree, che evoca una nuova versione, assorta e misteriosa, di Frida Kalo.