Numeri alla mano, il food è il primo settore economico del Paese: la filiera agroalimentare italiana estesa infatti, secondo The European House Ambrosetti, assomma ogni anno 540 miliardi di euro di giro d’affari considerando agricoltura, industria, intermediazione, distribuzione e ristorazione.
Non solo: in termini di valore aggiunto, il sistema genera 119,1 miliardi di euro: 4,3 volte le filiere estese automotive e arredo e 3,8 volte la filiera dell’abbigliamento estesa.
La forza e gli squilibri
Un mega settore produttivo che dà lavoro a 3,6 milioni di persone (il 18% del totale nazionale) in oltre 2 milioni di imprese. Quanto agli utili ripartiti tra gli operatori, all’Industria va riferita la quota maggiore di questo business, pari al 43,1%; seguono col 19,6% i Grossisti, col 17,7% l’Agricoltura, con l’11,8% la Distribuzione e con il 7,8% la Ristorazione.
E tuttavia, per ogni 100 euro di consumi alimentari degli italiani, il 32,8% remunera i fornitori di logistica, packaging e utenze, il 31,6% il personale della filiera, il 19,9% le casse dello Stato, l’8,3% i fornitori di macchinari e immobili, l’1,2% le banche, l’1,1% le importazioni nette e solo il 5,1% gli operatori di tutta la filiera agroalimentare estesa. Un quadro di squilibrio che dura da anni e che si è accentuato nel tempo, lasciando alle altre componenti della filiera la ripartizione di un utile sempre minore.