Dopo la Lombardia, il Veneto è la seconda regione italiana per numero di mense che offrono pasti biologici agli studenti. Ma se da un lato sono ben 215 le strutture regionali di ristorazione scolastica bio, sono ancora poche le stazioni appaltanti e le aziende di ristorazione collettiva che beneficiano del Fondo nazionale per le mense scolastiche biologiche. Operativo dallo scorso anno, è stato creato infatti appositamente per ridurre i costi a carico dei beneficiari del servizio di mensa scolastica green. Una colpa tanto maggiore se si pensa che accedere ai fondi è facile: basta iscriversi al registro nazionale delle stazioni appaltanti e dei soggetti eroganti.
Un ritardo da colmare
In effetti, sono solo tre le stazioni appaltanti (una per provincia a Treviso, Venezia e Vicenza) e cinque i soggetti eroganti (tre nel vicentino e uno nel padovano) che hanno richiesto l’iscrizione all’apposita piattaforma informatica attivata dal Ministero delle Politiche agricole per il servizio di mense scolastiche biologiche, e una sola stazione appaltante ha avuto accesso ai benefici di legge. In soldoni, su un totale di 167.168 pasti biologici erogati in Veneto, solo a 19.920 sono stati riconosciuti gli incentivi che vanno a ridurre i costi a carico dei beneficiari del servizio.
Ma si può rimediare in una regione che tra l’altro vanta 3.500 tra produttori certificati, preparatori e importatori bio e dove il 6% della superficie coltivata è destinata al biologico: c’è tempo fino al 30 marzo per tutti i potenziali erogatori del servizio di ristorazione scolastica biologica per presentare la richiesta d’iscrizione alla piattaforma nazionale.