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In attesa di superare l’emergenza sanitaria, il delivery offre una valida alternativa all’abitudine di mangiare fuoricasa degli italiani: sia ai consumatori sia ai ristoranti chiusi al pubblico.
Già caratterizzato da una crescita esponenziale negli ultimi anni, il food delivery prima della crisi sanitaria rappresentava il 18% del mercato delle consegne a domicilio, con un giro d’affari di 3,2 miliardi di euro. Con l’esplosione dell’emergenza, sono molte le ragioni che stanno spingendo i clienti a ricorrere alle piattaforme di delivery attive in Italia per acquistare prodotti food&beverage (e non solo): per il 29,9% degli utilizzatori di una delle app più diffuse, Just Eat, in epoca di covid-19 la consegna è un servizio essenziale, per il 66,2% è molto importante e solo il 3,9% ritiene invece che non sia utile. E ancora: per quasi il 60% ricevere a casa cibo e bevande è una “coccola”, un momento per staccare la spina.
Per il 47,49% è una valida alternativa all’andare a fare la spesa, limitando così le uscite mentre per il 15,97% permette di non fare le code e per il 13,81% consente a chi è in smart working di pranzare o cenare senza cucinare. Peraltro, secondo un’analisi sul foodservice realizzata da Consumer Sentiment Study di The NPD Group, gli italiani “resistono” alla crisi e sono all’82% favorevoli al blocco anche della ristorazione outdoor ma soffrono per i locali chiusi: pranzi e cene con parenti e amici sono ciò di cui sentono di più la mancanza, ecco perché si ricorre proprio alla consegna a domicilio per portare in casa il… fuoricasa.

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