Se il Governo non interverrà adeguatamente con “sostegno e pianificazione, la ristorazione collettiva sparirà entro il 2022”: a dirlo è Carlo Scarsciotti, presidente di Oricon, commentando dati molto preoccupanti che si registrano nel settore.
Secondo il presidente pesano soprattutto lo smart working e i nuovi comportamenti emersi durante l’emergenza sanitaria legata al coronavirus.
Dall’indagine realizzata dall’Osservatorio Ristorazione Collettiva e Nutrizione emerge che nel 2020 si registrerà un calo complessivo dei ricavi e del volume di vendite di circa un terzo, equivalente a 1,4 miliardi di euro e 292 milioni di pasti in meno rispetto al 2019.
Nei soli primi otto mesi dell’anno, le SRC evidenziano un crollo del fatturato di oltre il 37%, vale a dire 1 miliardo di euro e 210 milioni di pasti in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Settore per settore
È la scuola, che nel periodo gennaio-agosto 2020 ha visto una perdita dei ricavi superiore al 60% il segmento più colpito, dove si prevede di chiudere l’anno con un negativo del 51%, vale a dire 700 milioni di euro in meno rispetto al 2019. Il danno è enorme anche nell’aziendale, dove il rischio è quello di veder scomparire definitivamente alcuni comparti a causa dello smart working: sono circa 4 milioni i lavoratori che operano più o meno stabilmente da remoto. In vista della fine del 2020 si ipotizza una contrazione del 40% delle entrate, pari a 500 milioni di euro. L’incertezza la fa da padrona anche nella sociosanitaria. Qui la riorganizzazione imposta dal Covid (doppi turni, nuove modalità di somministrazione, impiego di DPI e gel igienizzanti) ha aumentato il costo del pasto di 80 centesimi. Un extra che peserà non poco sui bilanci delle oltre 1.000 aziende attive nel segmento, che danno lavoro a 96mila addetti, l’82% donne con contratto a tempo indeterminato.
Oricon chiama Governo
La ripartenza non ha risolto i problemi: nel bimestre maggio-giugno i ricavi sono stati meno della metà di quanto incassato nello stesso periodo del 2019, dopo il drammatico tracollo di marzo-giugno (-66%). E il peggio non è forse neppure alle spalle: “Temiamo che l’evolvere della seconda ondata pandemica metta il settore in ginocchio più di quanto lo sia già ora. Sono urgenti un dialogo chiaro e un sostegno concreto da parte del governo e delle istituzioni”.
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