Tutelare l’occupazione nel mondo della ristorazione, dell’accoglienza e dell’intrattenimento, per non perdere un patrimonio di professionalità fondamentale in vista della ripresa dei flussi turistici: è l’obiettivo comune che ha spinto Fipe-Confcommercio, Alleanza delle Cooperative Italiane e Angem, a sottoscrivere un patto per il lavoro assieme alle principali sigle sindacali del turismo, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, con le quali condividono un tavolo permanente e hanno chiesto un incontro urgente al governo per illustrarlo ai ministri competenti.
I 4 punti
Quattro i punti fondamentali. In testa la definizione di alcune misure straordinarie per il settore e il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, che dovranno essere prorogati fino alla fine dell’anno per superare la fase dell’emergenza e garantire la sopravvivenza di aziende e lavoratori.
Ammortizzatori sociali che, tuttavia, dovranno essere ricalibrati sulla base delle esigenze che caratterizzano la tipologia di imprese di questo settore, sia grandi che piccole. Massima attenzione è richiesta per le aziende di catering e banqueting, ma anche per il mondo dell’intrattenimento, particolarmente penalizzati dalle misure di distanziamento sociale.
La terza richiesta riguarda il Recovery Plan: i fondi comunitari, chiedono imprese e sindacati, dovranno servire anche per favorire la ripresa dei flussi turistici verso il nostro Paese.
L’ultimo punto, infine, riguarda i rapporti con il governo. I firmatari del patto invocano la costituzione di un tavolo permanente per definire le misure a sostegno del settore e, a tale scopo, hanno inviato una richiesta formale di convocazione ai ministri dell’Economia, Daniele Franco, dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, del Lavoro, Andrea Orlando, e del Turismo, Massimo Garavaglia.
Il dramma
La situazione è grave: nel corso del 2020, come sottolinea la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, le presenze turistiche nel nostro Paese si sono ridotte del 54% con una perdita di fatturato di circa 50 miliardi di euro. Un dramma che rischia di avere pesantissime ricadute occupazionali: 300mila posti di lavoro sono destinati a sparire se non si corre ai ripari con un piano di medio periodo, capace di dare prospettive di ripresa al nostro settore.