Un esborso mensile di 80 euro: è quanto in media spende ogni famiglia per far mangiare un figlio in mensa alle scuole primarie e dell’infanzia in Italia. Al nord il servizio costa di più: 813 euro per i 9 mesi di durata dell’anno scolastico nelle elementari e 802 per gli asili. Nel Centro la spesa scende rispettivamente a 697 e 676 euro negli stessi gradi di istruzione mentre al Sud si arriva ai picchi minimi di 662 e 649 euro. In prospettive, il costo del servizio cresce di più nelle regione centrali e meridionali mentre cala nel Settentrione: in Puglia e in Toscana l’incremento più elevato, pari al 5,97% e al 5,73%.
È questo per sommi capi il quadro delineato nella quinta Indagine sulle tariffe delle mense scolastiche, con la quale Cittadinanzattiva ha preso in esame le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia, sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria. La famiglia di riferimento è composta da tre persone (due genitori e un figlio minore), ha un reddito lordo annuo di 44.200 euro, con corrispondente ISEE di 19.900 euro. Nel calcolo della quota annuale del servizio di ristorazione scolastica si è ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi, escludendo eventuali quote extra annuali e/o mensili.
Dove più, dove meno
Ebbene, l’Emilia Romagna è la regione dove la mensa costa di più, con una spesa media mensile di 103; la Sardegna quella più economica con 65 euro.
A livello nazionale, per la scuola dell’infanzia il costo medio del pasto è di 3,99 euro, quello mensile di 79,72 e l’annuale di 717,44, con un aumento minimo rispetto allo scorso anno, pari allo 0,65%. Nella scuola primaria, invece, il costo medio nazionale del singolo pasto è di 4,04 euro, su base mensile di 80,79 euro e annuale di 727,11 euro, con una variazione minima rispetto al 2019 pari allo 0,25%.
Da un punto di vista geografico, le famiglie di Ragusa sono quelle che sostengono una spesa minore per il servizio di ristorazione per un figlio iscritto alla scuola d’infanzia comunale e alla primaria (44 euro mensili, 288 annuali). Livorno si conferma la città con tariffe più elevate per la scuola primaria (1.152 euro annui, 128 mensili) mentre Torino con 1.188 euro annui e 132 mensili è la più cara per la scuola dell’infanzia.
Numerose le province emiliane e lombarde che si collocano nella fascia delle città più costose. Unica eccezione tra le città del Sud più costose sia per l’infanzia che per la primaria è Trapani (1.078 euro annui, 120 mensili). Roma è la meno costosa tra le metropoli, con 450 euro annui e 50 mensili sia per l’infanzia che per la primaria.
Il commento
“Tra gli obiettivi indicati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è prevista la creazione di circa 1.000 nuove mense scolastiche”, ha commentato l’indagine Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva. “Scelta importante ma non sufficiente soprattutto ora che, a causa delle difficoltà economiche in cui versano tante famiglie per la crisi indotta dalla pandemia, per molti ragazzi il pasto a scuola rappresenta il pasto più completo se non addirittura l’unico. Chiediamo che il governo trovi le risorse per garantire il tempo pieno e la mensa scolastica ad un numero sempre maggiore di bambini, soprattutto nelle regioni del Centro-Sud. La pandemia dovrebbe spingerci verso un ulteriore ambizioso obiettivo: trasformare la mensa in servizio pubblico universale e gratuito. Garantire il tempo pieno e la possibilità di usufruire della ristorazione scolastica in maniera gratuita, a cominciare in modo sperimentale dall’estate, rappresenta un incentivo importante per favorire la presenza dei bambini e ragazzi nelle scuole per le quali il ministero ha appena varato, con nostra grande soddisfazione, il Piano di apertura per l’estate”.