Tre delle principali associazioni che rappresentano le aziende della ristorazione collettiva da un lato, Oricon e Anir, e i pubblici esercizi dall’altro, Fipe, esprimono la loro posizione sul tema del green pass e della vaccinazione.
Secondo Oricon, le ultime decisioni in tema di green pass nelle mense aziendali assunte dal Governo rischiano di “scaricare sulle società di ristorazione una responsabilità troppo grande e frutto di una diatriba che non ci riguarda”.
A detta di Carlo Scarsciotti, presidente dell’Osservatorio ristorazione collettiva e nutrizione, non si comprende infatti perché “per entrare nel ristorante di un hotel non serva il green pass e si possa mangiare senza ulteriori controlli, ma per entrare in una mensa sì! Forse”, continua Scarsciotti, “il Governo dimentica che il servizio mensa è disciplinato da un contratto con l’azienda appaltante. Le mense sono adibite all’interno di spazi messi a disposizione dalle aziende, le stesse aziende dove i lavoratori accedono al proprio luogo di lavoro senza alcun obbligo di certificazione”.
I caterer non sono in via di principio contrari al green pass: essi hanno anzi garantito fin dalla prima ondata della pandemia il rispetto delle disposizioni atte a evitare il contagio in scuole, ospedali e aziende. Nondimeno, non può essere “responsabilità e diritto delle aziende della ristorazione collettiva decidere chi può accedere o meno al servizio mensa, responsabilità che spetta sempre al datore di lavoro come stabilito nei medesimi contratti di appalto che regolano il servizio. Pertanto, è necessario e urgente chiarire che la responsabilità dei controlli sia di esclusivo appannaggio del datore di lavoro e non del gestore del servizio mensa in appalto”, conclude Scarsciotti.
Per Anir, con l’introduzione dell’obbligo del green pass per l’accesso alle mense aziendali, ci saranno inevitabili confusione e paradossi: “Si rischia di aggravare i costi dell’appalto (pubblico o privato che sia) dovendo trovare personale addetto ai controlli, e inoltre si rischia di vedere crollare gli utenti delle mense, che potrebbero incorrere in un paradosso: essere controllati per accedere al pasto, ma non sul posto di lavoro”, ha sottolineato Massimiliano Fabbro, presidente dell’associazione che in seno a Confindustria raccoglie alcune imprese della ristorazione collettiva.
Infine, Fipe Confcommercio rileva come “il ritorno alla stagione delle misure restrittive sulle imprese deve essere scongiurato in ogni modo e lo strumento migliore per raggiungere il risultato è il green pass. Perché ciò si realizzi occorre collegare l’utilizzo progressivo del green pass”. È quanto sostiene il presidente Lino Enrico Stoppani in una lettera indirizzata al Governo.
A detta di Stoppani, serve un “cambio di passo per fare in modo che la massiccia campagna vaccinale non solo prosegua speditamente ma serva proprio a coniugare la tutela della salute con la salvaguardia dell’economia. La nostra proposta è quella di estendere progressivamente l’uso del green pass, collegando i livelli di rischio con cui si classificano le regioni all’utilizzo progressivo della certificazione verde: man mano che peggiora il quadro sanitario, si amplia la platea di attività e servizi nei quali si accede con il green pass. Ci sembra il modo migliore per incoraggiare la campagna di vaccinazione, tutelare la libertà di chi ha scelto responsabilmente di vaccinarsi”.