Dopo aver conquistato l’Italia, il poke conquista anche l’ingresso nel paniere dell’Istat, quello che, aggiornato periodicamente, accoglie i prodotti e i consumi più rappresentativi nel Belpaese. Un evento che certifica come il piatto unico di origini hawaiane a base di pesce crudo, verdure e frutta sia considerato un termometro dei cambiamenti nelle abitudini di spesa degli italiani. Basti dire che, approdato nel Belpaese nel 2017, il poke nel 2020 è stato l’ottavo cibo più ordinato a domicilio, registrando una crescita di oltre il 133% rispetto al 2019.
Inoltre, il mercato delle pokerie in Italia ha registrato nel 2020 un giro d’affari di 86 milioni di fatturato, passando a 98 milioni nel 2021 e si prevede possa raggiungere i 143 milioni nel 2024, secondo quanto emerso dal report “Il mercato del poke in Italia” realizzato da Cross Border Growth Capital.
A conferma della crescente popolarità e capillare diffusione di questo piatto, dalla pubblicazione del report stesso avvenuta a maggio 2021 ad oggi, si osserva un aumento del 57%, da 113 a 178, del numero aggregato dei negozi delle prime 5 catene attive in Italia: Poke House, I Love Poke, Pokeria by Nima, Pokescuse, Macha Pokè e Ami Pokè, particolarmente attive a Milano e Roma.