Maxi appalto per la fornitura di derrate alimentari sostenibili ad enti, scuole ed ospedali: la Stazione unica appaltante delle Marche, in qualità di soggetto aggregatore, ha avviato una gara da 23.865.030 euro suddivisa in 16 lotti, finalizzata alla stipula di una convenzione di tre anni per rifornire le mense di amministrazioni sanitarie e non con prodotti di qualità e sostenibili da un punto di vista ambientale e sociale.
Dei 16 lotti, 6 sono declinati sulle province di Ancona e Pesaro Urbino, e altrettanti su quelle di Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno – e merceologici: dalle carni agli alimenti surgelati, passando per salumi, latticini e prodotti ortofrutticoli. Il valore a base di gara di ciascun lotto (Iva esclusa) oscilla tra i 357.242 ed i 5.796.291 euro e, per ognuno di essi, l’appalto è aggiudicato in base al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo.
Tra le norme per partecipare, “il fornitore è obbligato ad osservare tutte le norme e le prescrizioni legislative e regolamentari applicabili inerenti al settore merceologico cui i beni appartengono, e in particolare quelle di carattere tecnico, di sicurezza, di igiene e sanitarie”, si legge nella relazione tecnico illustrativa che accompagna il bando. E ancora: “Gli Enti perseguono l’obiettivo fondamentale di fornire un servizio che al tempo stesso sia una risposta adeguata, sotto il profilo nutrizionale e della qualità degli alimenti, al bisogno di ristorazione. Pertanto, la precisa qualità delle merci e le modalità di fornitura costituiscono elemento essenziale del contratto di fornitura”.
È tassativamente vietata, per esempio, la fornitura di alimenti sottoposti a trattamenti transgenici (gli Ogm) e vengono privilegiati alimenti biologici, i prodotti per diete particolari (ad esempio, senza glutine), quelli ottenuti con tecniche di produzione integrata, con marchio Qualità Controllata, oppure Dop ed Igp. Pollice alto anche per i prodotti a filiera corta, etici – come quelli derivanti da materie prime provenienti da terreni sequestrati o confiscati alle mafie o altre realtà come quelle di iniziativa di integrazione o recupero sociale, o da operatori dell’agricoltura sociale – o tradizionali delle Marche.