La Spagna segna un punto di svolta nella ristorazione scolastica con un decreto che bandisce il cibo spazzatura dalle mense di tutto il paese. Via gli alimenti ultraprocessati, spazio a frutta e verdura di stagione, prodotti biologici e filiere corte. Una decisione che mira a combattere l’obesità infantile – che colpisce il 15,9% dei bambini tra 6 e 9 anni – e ridurre le disuguaglianze sociali attraverso l’accesso universale a un’alimentazione di qualità
Un futuro più sano nasce a tavola. Il decreto spagnolo rappresenta un cambio di paradigma nella ristorazione collettiva. Non si tratta solo di migliorare i menu, ma di trasformare le mense in veri laboratori di educazione alimentare. La normativa impone che almeno il 45% di frutta e verdura servita sia di stagione, mentre il 5% della spesa mensile dovrà essere destinato a prodotti biologici.
Stop alle cattive abitudini, spazio alla qualità. La riforma vieta categoricamente la vendita di bevande zuccherate, energetiche e prodotti di pasticceria industriale nelle scuole. Simultaneamente, punta a ridurre i fritti e ad aumentare la presenza di legumi e cereali integrali nei piatti proposti agli studenti.
Le mense diventano veicolo di giustizia sociale. Il ministro Pablo Bustinduy ha evidenziato come garantire cinque pasti sani a settimana per tutti gli studenti significhi permettere anche a chi proviene da famiglie a basso reddito di accedere a cibo di qualità, eliminando discriminazioni.
L’Italia osserva con interesse. Il modello spagnolo potrebbe rappresentare un esempio da seguire anche per il nostro paese, dove spesso si parla di alimentazione scolastica senza riuscire a mettere in campo riforme strutturali. Un approccio lungimirante che investe nella salute dei bambini, nel benessere degli agricoltori e nella sostenibilità ambientale.