Mentre con la IV Indagine di Cittadinanzattiva si scopre che, con 132 euro al mese, contro gli 82 della media nazionale, è il pasto negli asili di Torino il più caro tra tutti i capoluoghi d’Italia (nella primaria si scende a 92 contro la media italiana di 83), la sentenza della Corte di Cassazione che ha stabilito che il cosiddetto “panino da casa” non è un diritto ha già dimezzato il fenomeno laddove nel 2016, per effetto di una sentenza della Corte d’appello di Torino, era cominciato.
Dopo la sentenza 20504 dell’estate scorsa, è crollato infatti da oltre 9mila a circa 4.400 il numero dei bambini che porta il pasto da casa nelle scuole del capoluogo piemontese.
Secondo l’assessora all’Istruzione del Comune, Antonietta Di Martino, il ritorno in mensa di molti è legato non tanto alla decisione della Suprema corte ma alla corretta informazione alle famiglie e alla riduzione della quota pasto del 33% per la fascia più alta, e via via a scalare per le altre.
Attualmente, su 54 istituti attivi nel territorio della città, 9 hanno detto no alle richieste dei genitori di dotare i figli del pasto da casa, 39 lo permetto, altri 4 non hanno completato il procedimento amministrativo entro i termini stabiliti, e altre due non si sono espressi.