A Milano è di moda il temporary, anche a tavola. Sono numerosi i ristoranti aperti con questa innovativa formula di commercio all’ombra della Madonnina, o forse sarebbe meglio dire in occasione di Expo.
Locali a tempo, destinati in primis a soddisfare le esigenze dei turisti in arrivo in città per poi chiudere nel giro di pochi mesi. Nonostante gli strascichi della crisi, l’ennesima riprova di come il food sia uno dei settori da cui più ci si attende sotto il profilo della ripresa. Ebbene, la Milano dei foodie pare proprio in buona salute, come dimostrano le numerose aperture pop-up dove mangiare, assaggiare e degustare ai prezzi più diversi nei mesi dell’esposizione. Così, dopo il temporary di Ikea che ha portato le sue famose polpettine e il salmone svedese a ridosso della Darsena, il porto di Milano, ecco poco distante Il nuovo Mercato metropolitano: occupa gli spazi di un vecchio deposito delle Ferrovie a Porta Genova e appare come un enorme mercato rionale, con i suoi 15 mila metri quadrati, dove è possibile acquistare qualunque tipo di cibo per tutte le tasche, e si può anche mangiare: pizza, piadine, carne alla griglia, street food e tanto altro.
Il Cortile, invece, è un “bio temporary restaurant” aperto dalla Food Genius Academy, che ha fornito alla cucina del locale i suoi migliori alunni del corso di alta cucina e pasticceria. Il James Beard American Restaurant, al quinto piano della Galleria Vittorio Emanuele, nasce su iniziativa del padiglione Usa per far conoscere l’alta cucina americana ai milanesi; è vicino al Priceless, che si trova in cima a Palazzo Beltrami, in piazza della Scala, dove a pranzo e a cena si alternano chef italiani e stranieri dell’associazione Jeunes Restaurateurs d’Europe (250 euro di prezzo fisso e prenotazione obbligatoria per desinare attorno a un unico grande tavolo lungo 8 metri da 24 persone). Terrazza Triennale ha aperto a sua volta sul tetto del Palazzo dell’Arte: realizzato dallo Studio Obr di Paolo Brescia e Tommaso Principi è gestito dallo chef Stefano Cerveni, patron del Due Colombe di Borgonato, una stella Michelin (potrebbe restare anche dopo Expo: la concessione comunale è di quattro anni).
Langosteria Fish bar è il terzo locale del gruppo di Enrico Buonocore aperto in occasione di Expo e destinato a chiudere i battenti a settembre (permanenti sono le altre due location milanesi, la Langosteria 10, aperta nel 2007, e Bistrot & Bottega, sorto nel 2012), una sorta di villaggio gastronomico nel giardino del Superstudio Più di via Tortona dove si mangia pesce, crudo o cotto, ma anche piatti di terra, focaccia al formaggio di Recco, gelati e granite siciliane. Il pezzo forte della proposta de Al Nuovo, ristorante temporaneo dedicato a Luciano Pavarotti è la musica, naturalmente classica: collocato al quarto piano di piazza Duomo 21 la proposta culinaria è al cento per cento modenese, come era il tenore, mentre alla portata di tutti sono i prezzi: il menu base, composto da un primo, un piatto di salumi emiliani e un bicchiere di vino, costa 15 euro; nei prossimi mesi si vedrà se il progetto andrà oltre la chiusura dell’esposizione.
Ecco quindi La pasta di Armando, un temporary eat-store tutto dedicato alla pasta italiana del marchio campano. Qui è possibile, oltre ad acquistare il prodotto nelle speciali confezioni Expo, anche assaggiare primi piatti preparati dallo chef Fabrizio Camer.
Infine, la Milano Food Week rivive oltre la settimana canonica di primavera negli spazi dell’ex scalo ferroviario di Porta Romana, all’interno di The Tank: un villaggio polifunzionale di 5.000 mq dove una serie di container bonificati, coibentati e personalizzati, utilizzabili anche come showroom, ospitano attività commerciali, artistiche ed enogastronomiche. In effetti, complice la sovrapposizione con i mesi dell’esposizione universale dedicata al food, proprio cibo e bevande rappresentano adesso il cuore dell’offerta di questo immenso temporary. Così, è possibili mangiare presso alcuni format provenienti da tutta Italia, alcuni al loro debutto assoluto, come nel caso di è pasta – the italian food (con diverse combinazioni di formati di pasta e condimenti a scelta del cliente) e La puccia Contaminata (originale combinazione di ingredienti e sapori pugliesi e persiani), o scegliendo i prodotti di storiche insegne milanesi che testano la carta della replicazione come nel caso de Il Pane di Luca, punto ristoro collocato accanto ai container che ospitano Ciaccia Coi Ciccioli e La Tavola Italiana, cui si sommano, infine, altri food truck a rotazione: Pop Dog, La Susina, ApeTizer, El Caminante. Anche per bere c’è l’imbarazzo della scelta: da I Territori di Bottiglie Aperte al Birrificio Angelo Poretti fino al Ral8022, già attivo in via Corsica, a ridosso della nuova Darsena.
Il progetto aderisce al circuito di Expo in Città ed è qui che Milano Food Week ha trovato il proprio hub, con la sua main kitchen, per proporre i propri eventi durante l’esposizione, tra showcooking e degustazioni.
E non è tutto: con lo spazio ARTank, dedicato a mostre collettive e personali, l’ARTank Shop e una serie di dj set, pare proprio che l’aspirazione (e la vocazione) di questo enorme spazio rivitalizzato, nato in un luogo per decenni abbandonato, sia di andare oltre la data di chiusura ufficiale, il 10 novembre. Quando l’Expo milanese sarà già un ricordo ma la voglia (e la necessità) di riportare a nuova vita aree dismesse (e un’intera città) una necessità (e un dovere) per tutti.