Dopo aver stravolto le nostre abitudini e le nostre vite, il covid-19 rivoluziona anche il modo di mangiare a scuola. Alla ripresa delle lezioni infatti, i pasti si consumeranno forse in classe, dove saranno serviti in contenitori ad hoc, quando non nelle palestre o in tensostrutture realizzate allo scopo di garantire la sicurezza sanitaria degli avventori. I refettori che saranno tenuti in funzione potranno essere impiegati pannelli in plexiglas e separatori per garantire la distanza e, ove possibile, sarà preferibile l’uso di tavoli singoli. Anche i menu andranno riprogettati per garantire maggiore sicurezza e velocità nel consumo prevedendo, per esempio, piatti unici e cestini freddi termosigillati.
E i cambiamenti non riguardano solo il dove e il cosa ma anche il come si mangerà: i condimenti saranno monodose e le posate in materiali facili da sanificare.
Le proposte di Oricon
Ad avanzare queste proposte è l’Osservatorio Oricon, che ricorda come il settore della ristorazione scolastica sia in ginocchio, con circa un migliaia di aziende della collettiva in grossa difficoltà: SRC che prima del lockdown garantivano un miliardo di pasti alle mense di scuole, fabbriche, ospedali e case di cura, in un mercato che valeva circa 6 miliardi di euro all’anno. Basti un dato: i ricavi hanno subito uno storico calo del 67% ad aprile e marzo 2020 rispetto allo stesso periodo di un anno fa, una riduzione pari a quella dei pasti serviti nello stesso periodo.
A marzo la sola ristorazione scolastica ha registrato una contrazione di volumi e ricavi del 94%, nell’aziendale del 68,6 e nella sociosanitaria del 24,3. Risultato: su un totale di 96.000 addetti, di cui otto su dieci donne, 61.000 si trovano in Cig e Fis. E non è tutto: sempre nella scolastica, dove a marzo-aprile sono stati distribuiti 73 milioni di pasti in meno rispetto al 2019, sono a rischio 39.000 posti di lavoro a tempo indeterminato mentre le stime parlano di danno economico per le aziende del settore pari al 40%.