Trenta locali tra Italia ed Europa e 20 milioni di euro di nuovo finanziamento: doppio colpo per Poke House nel giro di pochi giorni sul duplice fronte dello sviluppo del retail e del format. Dopo aver tagliato il nastro alla trentesima location a Brescia, la start up fondata nel novembre 2018 da Matteo Pichi e Vittoria Zanetti, rispettivamente classe ’86 e ’91, a stretto giro da un precedente round da 5 milioni di euro, vede una nuova iniezione di capitali, stavolta a doppia cifra, pari a 20. Un risultato che proietta il valore del brand a tripla cifra, a quota 100 milioni.
A guidare il round di Serie B è Eulero Capital, con il sostegno di FG2 Capital e il reinvestimento di Milano Investment Partners (MIP), che aveva già partecipato al giro precedente.
Il motore della crescita
Capitali freschi che verranno impiegati nell’ulteriore espansione all’estero del pokè fast casual dal mood californiano creato all’ombra della Madonnina, che ormai pensa in grande: l’obiettivo è tagliare il nastro a 200 locali, con lo sbarco in Francia e Regno Unito, dove si punta ad aprire prima dell’estate.
È il delivery – in questo momento in particolare – la leva di sviluppo del brand, che già l’anno scorso ha visto una evoluzione importante proprio oltre confine, in particolare con l’acquisizione di una catena già esistente a Lisbona. Nella capitale portoghese sono quindi 5 le location attive, seguita da Madrid con 3. Qui Poke House ha investito nella realizzazione di dark kitchen, utilizzate solo per la consegna a domicilio.
E’ sempre Milano la città con la maggior densità di ristoranti, 13, seguita da Torino, Roma e appunto Brescia con 2 ciascuno, poi Parma, Barcellona e Valencia con una location. Risultato: un team di più di 400 persone e un fatturato atteso nel 2021 oltre quota 40 milioni.
Il digitale è servito
Due le tipologie di layout, il ristorante classico e il chiosco, che, con la consegna, le cucine segrete e il digitale rappresentano gli strumenti del successo di un modello di business che punta sulla scalabilità per crescere nel futuro: “Grazie alla sua capacità di far leva sul digitale in modo strategico – con il food delivery prima e lo sviluppo poi di una piattaforma CRM proprietaria – Poke House ha strutturato un approccio data driven che le consente di svilupparsi in scala a un ritmo molto più elevato rispetto a quello di una classica catena di ristoranti”, spiega in una nota la società. Analizzando in continuazione i dati sui gusti (e quindi le spese) dei clienti, l’insegna riesce a reagire con grande reattività ai trend e cambiare rotta qualora alcune scelte si rivelino di scarso successo. “Ci siamo focalizzati sin dall’inizio sulla differenziazione”, spiega il cofounder e ceo Matteo Pichi. “Siamo un fast casual di qualità e un’azienda giovane che utilizza il meglio della tecnologia in circolazione per migliorare ogni giorno il nostro servizio al consumatore”.
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