La spending review sta per abbattersi sui buoni pasto della PA. È questo il timore che serpeggia tra gli operatori del settore mentre si parla di un taglio di 200 milioni di euro per i sostituti di mensa dei dipendenti pubblici. Lo si evince osservando i termini dell’ultima gara Consip, che deve assegnare sette lotti, per un valore di circa 1 miliardo e 170 milioni di buoni all’anno. Sono una dozzina gli emettitori interessati in un mercato che nel 2013 valeva quasi 2,7 miliardi e interessava 500 milioni di coupon, l’85% dei quali cartacei.
Con la concorrenza che si fronteggia a suon di sconti che oscillano già tra il 16 e il 20% sul valore di una commessa, incombe il pericolo di danneggiare un mercato che di recente si è avvantaggiato della defiscalizzazione del buono elettronico.
Ecco perché Fipe-Confcommercio ha fatto ricorso al Tar, con un’istanza di sospensiva, che è stato però respinta. Il tribunale ha ravvisato infatti un conflitto d’interessi poiché da Confcommercio sono rappresentai sia bar e ristoranti sia, attraverso Anseb, alcune società che emettono i buoni pasto.
Ma la federazione dei pubblici esercizi non si arrende: farà ricorso al Consiglio di Stato perché, come ha detto il direttore generale Marcello Fiore: “Vogliamo tutelare non solo gli esercenti ma anche i consumatori. L’obiettivo è avere gare eque e sostenibili per l’intera filiera e non invece una guerra di sconti che viene fatta pagare a bar e ristoranti costretti ad aumentare i prezzi o a ridurre la qualità del servizio”.
Difatti, il pericolo denunciato da bar, ristoranti e supermercati e che gli sconti vengano fatti ricadere su di loro, sotto forma di commissioni e servizi aggiuntivi che tagliano il valore facciale del titolo anche del 15%.