La ripresa delle piccole e medie imprese parte dalla ristorazione: grazie anche a una maggiore propensione a mangiare fuori casa (la spesa complessiva è passata dai 52,3 miliardi del 2001 ai 76,4 miliardi del 2015, con un incremento netto del 46%), negli ultimi cinque anni è aumentato del 10% il numero di ristoranti e bar aperti su tutto il territorio nazionale, con un vero e proprio boom al Sud.
Più nel dettaglio, secondo i dati resi noti dall’Osservatorio Confesercenti, bar e ristoranti negli ultimi cinque anni sono aumentati di 29.000 unità, 30 nuovi esercizi al giorno. Immediate le ricadute sul fronte occupazione: grazie all’espansione del settore enogastronomico, nei prossimi due anni dovrebbero nascere 100mila posti di lavoro in più. Una previsione basata sul fatto che nel 2012 i bar e ristoranti attivi in Italia erano 344.000, mentre nel 2016 sono stati 373.000. Questi ultimi davano lavoro a 1.300.000 persone, circa un decimo dell’occupazione dell’intero settore privato nazionale.
La crescita maggiore si è avuta proprio nel Meridione dove 115.148 sono state le aperture totali contro le 100.189 nel Nord-Ovest, le 74.097 del Nord-Est e le 82.633 delle regioni centrali.
Purtroppo esiste anche il rovescio della medaglia: la metà dei nuovi locali chiude i battenti entro i primi tre anni di attività. Pesano naturalmente imposte e tasse, in particolare Imu e Tasi, ma anche una certa superficialità nell’affrontare un’impresa che non si improvvisa. Facile entusiasmi sono a volte il frutto avvelenato di quello ormai noto come “effetto Masterchef”, che ha portato tra le altre cose gli istituti alberghieri ad avere un numero di iscritti secondo solo a quello dei licei scientifici.