Piatti triestini doc, romani e trentini: svolta locale-nazionale per le mense scolastiche di Trieste, città irredenta per antonomasia, dove la giunta di centrodestra punta a tutelare i piatti della tradizione rinunciando a quelli etnici, cous cous in testa.
Sono queste le indicazioni date dall’amministrazione comunale a Camst e Dussmann, le società che hanno in carico il servizio.
A base della scelta di introdurre (ma una tantum, precisa l’assessorato all’istruzione, per creare l’effetto evento) menu tipici e menu regionali alle elementari, alle medie e al Sis, una ricerca sul servizio mensa condotta l’anno scorso, da cui è emerso che tra le pietanze meno gradite dai bambini al primo posto c’è proprio il cous cous: per la base della cucina nordafricana per eccellenza la percentuale di “avanzo nel piatto” varia tra il 24,4% e il 38,4%. Seguono alcuni cibi locali: la minestra di riso e piselli (rifiuto fluttuante tra 26,4% e 30,4%) e la crema di carote o di cannellini con pastina (bocciata da un quarto del campione).
Percentuali non molto dissimili invero, ma su tutto prevale un indirizzo ben preciso rivendicato dal Comune: privilegiare i prodotti italiani, come dimostra l’adozione, accanto a quelli trentini, di piatti tipici di altre regioni italiane (con buona pace di Sicilia occidentale e Sardegna sudoccidentale, dove una pietanza del tutto simile al cous cous, il Kaskà, è parte integrante della tradizione culinaria locale…).