Esclusa dal primo Decreto Ristori, la ristorazione collettiva è stata inclusa come categoria Ateco nel DL Ristori Bis. Ma rimangono fuori i grossisti del food&beverage.
Nella prima versione del provvedimento non erano comprese tra l’altro circa 100 mila imprese tra pizzerie al taglio e rosticcerie, nonché molte aziende del settore eventi. E ancora: i bar nelle scuole, i fornitori dei distributori automatici e appunto la collettiva.
Le due liste
Ora, le liste Ateco del DL Ristori bis sono due: una con validità su tutto il territorio nazionale (a integrazione di quella già pubblicata per il DL Ristori) e un’altra valida per le attività che si trovano nelle zone rosse e arancioni. In totale si tratta di 130 tipologie commerciali.
Tra cui non figura però la distribuzione specializzata per l’Horeca. Immediata la reazione di Italgrob (Federazione italiana grossisti di bevande), che per bocca del presidente Vincenzo Caso, paventa il rischio chiusura per decine di aziende di distribuzione che hanno registrato cali di fatturato nell’ordine del 70/80%. Una denuncia cui si associa Maurizio Danese, presidente di Grossisti Horeca, associazione che rappresenta 88 aziende, prevalentemente food, con 105 punti logistici in Italia per un fatturato di 1,9 miliardi di euro e oltre 6.100 addetti, secondo il quale la mancanza del settore dei grossisti tra i codici Ateco destinatari delle misure di ristoro è una grave omissione che non tutela un comparto direttamente collegato alla ristorazione, volano della diffusione della tipicità dei prodotti made in Italy, che in taluni casi arrivano a patire un calo del fatturato del 90%.