Per il menu vegano a scuola ci vuole la presa d’atto del medico curante. Lo ha stabilito il Tar del Lazio. La sentenza dopo la conferma della delibera dell’Assemblea comunale di Roma che nel 2018, nell’adottare il Regolamento per il servizio di refezione scolastica nel territorio della Capitale aveva stabilito che, in caso di richiesta di dieta vegana per i bambini, doveva essere prodotta una dichiarazione di “presa d’atto” del medico curante o del pediatra.
La decisione del tribunale amministrativo respinge un ricorso proposto dall’Associazione Onlus LAV – Lega Anti Vivisezione, che chiedeva l’annullamento di tale disposizione del regolamento comunale, assumendo che l’obbligo imposto fosse in “radicale incompatibilità” con le “Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica” del Ministero della Salute adottate in seno alla Conferenza unificata.
La ragionevole distinzione
In sostanza, la ricorrente, ricostruiscono i giudici nella sentenza, lamentava che Roma Capitale, nel richiedere una la suddetta presa d’atto e non una “certificazione medica”, avesse realizzato un escamotage in “violazione del principio di legalità”. Tesi negata dal tribunale.
Il Tar ha infatti ritenuto che dalla lettura dell’intera disposizione contestata “emerge come Roma Capitale abbia ragionevolmente distinto tra la generica somministrazione di un menu alternativo su semplice richiesta della famiglia, senza la necessità di alcuna certificazione medica, e l’ipotesi specifica relativa a quelle diete, particolarmente restrittive che, prevedendo ‘l’esclusione di tutte le carni, del pesce, di altri alimenti a base proteica (uova, latte e derivati), e un regime vegano’, sono, per l’effetto, astrattamente idonee a compromettere la crescita e la salute del minore, con conseguente necessità di una relativa ‘presa d’atto’ da parte del pediatra o medico curante, idonea ad attestare che il professionista sanitario che segue il minore sia stato informato del regime alimentare seguito dal bambino/bambina, assicurandone la praticabilità attraverso il monitoraggio costante delle relative condizioni nutrizionali”.