“Le politiche che riguardano la ristorazione collettiva e le mense scolastiche possono impattare positivamente il sistema alimentare complessivo”. Lo ha dichiarato a Torino la presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini, intervenendo alla conferenza “Pensa che mensa”, un appuntamento organizzato nello spazio Nutrire la città a Terra Madre Salone del Gusto 2022.
Sono più di due milioni gli studenti che, ogni giorno, pranzano nelle mense scolastiche italiane. Si tratta perlopiù di bambine e bambini iscritti alle scuole dell’infanzia e primarie. Nel computo rientrano anche una quota (seppur ridotta) di ragazze e ragazzi che frequentano le scuole secondarie inferiori.
Secondo Nappini occorre abituare i più giovani all’importanza di consumare alimenti locali e di stagione, privilegiando le proteine di origine vegetale invece di quelle animali. Come? Valorizzando le materie prime locali e stagionali, riducendo la proposta di alimenti di origine animale e proponendo a bambine e bambini piatti a base di legumi. Ciò significa creare le condizioni affinché, crescendo, sviluppino una consapevolezza alimentare che li porti a scegliere e consumare in maniera sempre più sostenibile.
“Quando, nei primi mesi del 2020, le scuole hanno chiuso a causa del lockdown, nel giro di poche settimane tante famiglie che seguiamo hanno cominciato ad avere problemi a mettere insieme due pasti al giorno. È stata la dimostrazione di quanto la mensa scolastica sia un servizio importante per molte famiglie, un vero strumento di contrasto alla povertà”, ha spiegato Fosca Nomis, responsabile advocacy e policy di Save the Children Italia. È alle amministrazioni locali, infatti, che spetta il compito di scegliere come gestire il servizio della mensa scolastica, se direttamente con il proprio personale oppure appaltarlo per mezzo di gare.