Buono per tutte le stagioni? Quali sono stati gli effetti del lockdown sul mercato dei “sostituti di mensa”? Quali le contromosse dei principali emettitori?
Un mercato da 3,3 miliardi…
Intanto quello dei buoni pasto è un mercato che in Italia vale 3,3 miliardi di euro all’anno, tre volte il giro d’affari delle mense aziendali secondo uno studio di Confcommercio. Un segmento del foodservice cresciuto rapidamente per varie ragioni, non ultima di ordine fiscale: il valore del buono pasto (al pari del costo della mensa e della indennità sostitutiva della stessa, concedibile solo nel settore dell’edilizia e a coloro che lavorano distanti dai pubblici esercizi) non è assoggettato a contributi previdenziali né a tassazione per il lavoratore dipendente, attualmente fino alla somma di 4 euro per il cartaceo e di 8 euro per l’elettronico: si configura insomma come una sorta di “salario netto” accessorio, non per nulla particolarmente apprezzato dai lavoratori. Che, come noto, potendoli cumulare, usano spesso i ticket per fare la spesa.
… e 500 milioni di voucher
Risultato: nel 2019 si stima che fossero in circolazione in Italia oltre 500 milioni di buoni pasto, per due terzi acquistati da committenti privati. Le stazioni appaltanti pubbliche ne hanno richiesti invece oltre 174 milioni, con la Consip a farla da padrona con le sue gare “monstre” al centro delle polemiche per il livello raggiunto dagli sconti, che ha provocato il fallimento di uno degli operatori più grandi, Qui! Ticket.