Il mercato italiano del food delivery vale 1,8 miliardi di euro e il servizio raggiunge ormai il 71% della popolazione italiana. Dopo l’uscita di Uber Eats dal mercato italiano, The European House-Ambrosetti ha sottolineato il ruolo fondamentale delle piattaforme per la consegna a domicilio del cibo nel Belpaese. Nell’ultimo anno hanno rappresentato il 97% del valore totale dei piatti venduti e trasportati: solo il 3% è infatti ascrivibile ai canali online dei ristoranti tradizionali.
Se nel 2015 le vendite attraverso le piattaforme di food delivery valevano 70 milioni di euro, nel 2018 oltre 360 milioni e nel 2020 più di 700, la pandemia ha contribuito alla crescita esponenziale di questo mercato (+20% di valore tra 2020 e 2021), che si avvicina oggi in Italia ai 2 miliardi di euro complessivi.
Le piattaforme hanno ovviamente potenziato tutto l’ecommece alimentare, che tra il 2010 e oggi è cresciuto mediamente del 39% annuo. Secondo il think tank noto per il forum di Cernobbio, il fatturato complessivo a fine 2022 si è attestato a 4,7 miliardi di euro grazie soprattutto proprio al food delivery, che rappresenta il 44% del valore, seguito da spesa alimentare (37%) ed enogastronomia (19%). Ma il potenziale di crescita dei marketplace digitali è tutt’altro che esaurito: il settore alimentare generato tramite e-commerce vale infatti nel 2022, “solo” il 3% del totale del settore agroalimentare.
Va poi sottolineato che, parallelamente alle piattaforme di consegna, hanno preso piede anche in Italia nuovi concetti di ristorazione come le dark kitchen (cucine specializzate solo nella consegna a domicilio), le ghost kitchen (un laboratorio che lavora per più marchi dedicati alle consegne), le social kitchen (dove organizzare eventi con la cucina come filo conduttore) e le shared commercial kitchen (spazi per cucine commerciali in condivisione che ottimizzano così i costi di gestione).