Sono ancora tanti i bambini (35%) che rifiutano il cibo senza provarlo mentre il 31% ha paura di assaggiare piatti nuovi e solo il 14% sembra gustare il pasto a scuola: è quanto emege nell’8° Rating dei menu scolastici condotto da Foodinsider che fotografa la situazione nei refettori italiani e ne monitora l’evoluzione, analizzando la quantità di sprechi, le migliori pratiche e i Comuni che progrediscono grazie all’implementazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM), provvedimento che mira in primis a rendere le mense sempre più sostenibili.
I dati relativi all’anno scolastico 2022/23 mostrano che il trend di miglioramento delle mense è continuato dopo la fine del Covid, con un terzo dei Comuni con risultati in progressione. Questo grazie a menu più bilanciati e sostenibili, con una maggiore presenza di legumi come piatto principale. L’uso di cibi processati come prosciutto e formaggio spalmabile è invece cresciuto del 6%. Nel meridione del paese, tuttavia, le mense sono ancora in ritardo rispetto al centro-nord, ma spiccano alcune eccellenze in Puglia, come a Lecce e Brindisi, mentre Bari si segnala per l’uso significativo di prodotti biologici.
Sotto la lente in particolare il legame tra i menu e il territorio: lo studio evidenzia come il 29% delle mense analizzate si rifornisce con oltre 10 prodotti locali a settimana e il 13% ne acquista almeno 5. Alcune mense riflettono la cultura gastronomica locale, offrendo piatti della cucina tradizionale del posto. Tuttavia, il 61% dei menu non specifica la qualità delle materie prime e molti non forniscono informazioni dettagliate: è nel 39% dei casi che viene specificato se gli alimenti sono surgelati, biologici, DOP/IGP, a Km zero o a filiera corta.
Altra novità di quest’anno è l’intervento di pediatri e psicologi sul tema del cibo a scuola in diverse realtà territoriali: a Bolzano si organizzano incontri con i pediatri per sensibilizzare genitori e insegnanti sull’importanza di una corretta educazione alimentare e di un’alimentazione più varia fin dalla prima infanzia; ad Aosta gli psicologi sono stati ingaggiati dal Comune per studiare le dinamiche di relazione durante il consumo del pasto in mensa.
Tre le best practices di cui si parla nel report dell’8° Rating: la mensa scolastica gestita dal comitato genitori di Faedis, che da più di 30 anni si occupa degli acquisti, in prevalenza di biologico, da produttori locali; la mensa del Comune di Fano, che non a caso è conosciuto come la “città dei bambini e delle bambine” e da tre anni è in cima alla classifica. La terza realtà virtuosa si chiama Laore, l’agenzia per lo sviluppo rurale della Sardegna, che da più di 10 anni ha avuto mandato dalla Regione per sviluppare progetti di formazione degli insegnanti, tavoli di lavoro sulla mensa per i Comuni e introducendo un nuovo soggetto a supporto dell’educazione dei bambini: la rete delle fattorie didattiche.
Per sostenere il miglioramento delle mense, il rapporto propone l’implementazione di gare d’appalto che applichino i CAM, promuovendo prodotti locali e biologici, riducendo cibo processato e plastica, e monitorando gli scarti. Il coinvolgimento delle famiglie e l’educazione alimentare sono anch’essi aspetti cruciali. In conclusione, la buona mensa non è solo un contributo alla salute dei bambini, ma anche alla tutela dell’ambiente e all’economia locale, promuovendo una cultura legata alla tradizione culinaria e alla salute.