Lo scorso 22 dicembre i lavoratori della ristorazione collettiva hanno incrociato le braccia per il rinnovo del contratto nazionale si settore.
“L’aumento dei salari dei nostri lavoratori è legato allo stato di salute del settore: serve che il governo e la politica mettano le aziende della ristorazione collettiva in condizioni di poter sopravvivere”: così il presidente di Angem Carlo Scarsciotti. Che aggiunge: “L’incremento dei salari DOVREBBE essere collegato all’andamento del comparto, dato che i costi delle materie prime e la mancata revisione dei prezzi stanno mettendo in ginocchio le mensa”.
Dunque il mondo della ristorazione collettiva torna a farsi ascoltare e, a meno di un intervento immediato delle istituzioni per affrontare e risolvere i problemi del settore, sarà complicato riprendere le trattative per il rinnovo del contratto collettivo del lavoro. In un settore che opera principalmente in appalto seguendo regole e procedure stabilite dalle istituzioni, il rinnovo del contratto nazionale di lavoro non può che essere collegato all’aggiornamento dei salari per sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori del settore e mettere le aziende della ristorazione collettiva in condizioni di poter sopravvivere e garantire la continuità di un servizio fondamentale per il Paese e di un impiego sicuro per i lavoratori, considerando che il 90-95% dei contratti del comparto sono a tempo indeterminato.
“Abbiamo lanciato l’allarme già da tempo”, lamenta Scarsciotti: “Le aziende non possono farsi carico dei maggiori costi di generi alimentari e energia, ma nemmeno possono pensare di farli ricadere sulle famiglie”. Perciò serve un intervento immediato del governo per creare le condizioni di un meccanismo di revisione dei prezzi. Il nuovo codice dei contratti si occupa di ponti, strade e ferrovie, ma tratta residualmente il comparto della ristorazione collettiva, che merita maggiore attenzione e rispetto.
La ristorazione collettiva, che in Italia dà lavoro a 100.000 addetti e prepara e serve oltre un miliardo di pasti all’anno, è un settore con un forte valore sociale che sta attraversando, tra pandemia e aumento delle materie prime, una crisi senza precedenti. Manca in primis, secondo il presidente di Angem, la consapevolezza dell’importanza che le mensa rivestono nel tessuto sociale ed educativo del Paese nel garantire un’offerta alimentare sana, bilanciata, di qualità, innanzitutto per le categorie più fragili come anziani e bambini, ma non solo. “Oggi i bambini a scuola, gli anziani negli ospedali, gli ospiti nelle case di riposo hanno diritto a un pasto, e a mangiare sano. E nel garantirglielo, noi siamo un’eccellenza italiana ed europea, a cui tutti guardano come un modello”.
Le imprese del settore chiedono alla politica lo stesso senso di responsabilità che le aziende continuano a dimostrare, da sole e a proprie spese, anche oggi senza mai interrompere i servizi della refezione nelle scuole, negli ospedali e nelle case di riposo. “A livello istituzionale è necessario un intervento sulla revisione dei prezzi ed una rimodulazione della obbligatorietà di derrate come biologico, km 0, filiera corta che consenta alle aziende di rendere sostenibili e produttivi i servizi erogati e garantire una sana occupazione ai lavoratori che operano all’interno del settore”, scandisce Carlo Scarsciotti.
Le imprese della ristorazione collettiva attendono risposte concrete e risolutive da parte del Governo e della politica per poi poter riprendere il dialogo e le trattative in un tavolo dedicato e specifico per il settore.